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Le origini

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Il significato del nome ‘Scanno’ è strettamente legato alle sue origini, esso deriva dal latino ‘Scamnum’ ossia  sgabello, nome datogli per la sua strana forma.  Sebbene le origini di Scanno siano antichissime -un piccolo villaggio rurale sulle rive del lago- il paese fiorisce intorno al XVII secolo grazie all’industria armentizia e all’istituzione della Dogana di Puglia.

Il Borgo

Architettura

 

Il paese, come lo vediamo adesso, e tutte le sue ricchezze sono il frutto di questo fiorente commercio, che per tre secoli ha interessato il borgo, tanto che il paese fiorì economicamente e culturalmente, con uno slancio che raramente ci è dato di trovare nei piccoli centri di provincia.

Il centro storico di Scanno è un ricco intreccio di vicoli e viuzze dove il nuovo si fonde con l’antico. Percorrendo ‘La Ciambella’, ovvero la strada storico-commerciale del paese, l’occhio cadrà su edifici, chiese e residenze di borghesi benestanti decorati in stile barocco.

Con la transumanza si svilupparono un numero fiorente di attività (indotto) molto rivelanti: lavorazione della lana espressa nei famosi pannilana, produzione di latticini, formaggi e carne. Le attività venivano svolte a Scanno e un ruolo fondamentale, nella realizzazione dei prodotti, lo svolgevano le donne. Strettamente legato alla transumanza e conseguenza della stessa è il ruolo che le donne ricoprivano nella società. Come tutto il centro sud e anche il resto d’Italia la comunità scannese vantava l’egemonia maschile, Pater Familias, ma di fatto non era così. Considerata la lunga essenza degli uomini, impegnati con la transumanza, le donne si ritrovavano da sole e come tale dovevano ricoprire il ruolo maschile. Di solito la matrona era la suocera, la madre del marito, che con le sue direttive curava gli interessi della famiglia. E le donne contribuivano attivamente all’indotto famigliare. Di loro competenza erano la raccolta della legna per l’inverno, la cura dell’orto e del maiale, unica fonte di carne (oltre alle galline) per la classe popolare, la preparazione del pane e ovviamente, la cura dei figli, degli anziani e della casa. La donna, inoltre, aiutava il marito nella realizzazione dei prodotti tipici locali: tingevano e filavano della lana, producevano i formaggi (tra cui il più famoso era pecorino dalla scorza nera) e lavoravano la carne.

Costume

 

L’elemento cardine della cultura scannese è il Costume delle donne, ovvero l’abito tradizionale, ancora oggi in uso (capita spesso di incontrare donne anziane che indossano questo peculiare e anomalo abito),  oppure visibile presso alcune botteghe artigianali e i piccoli musei.

Il Costume, è stato fino agli anni cinquanta la moda delle donne del paese. Le ragazzine in età preadolescenziale (12-13 anni) lo indossavano per la prima volta e poi lo sfoggiavano con fierezza ed eleganza fino alla fine dei loro giorni. Il tessuto usato è sempre il panno di lana.

La gonna, di colore verde cupo o nero, è realizzata con la plissettatura didi dieci o quindici metri di panno e un peso variabile dai 10-15 kg. Si indossa dal capo e viene fissata alla vita, tramite bretelle.

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Artigianato & Gastronomia

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L’artigianato di Scanno è rinomato soprattutto per la famosa lavorazione dei metalli preziosi come l’oro e l’argento. L’arte orafa scannese era orientata verso la donna, in particolare la sposa e i nuovi nati. Il perché è evidente: essi rappresentavano, e lo rappresentano tutt’ora, la continuità della specie. Per questo sia la donna che il bambino andavano protetti e tutelati. A questo scopo ci si rivolgeva, in un clima di crescente ambiguità tipica delle culture contadine e pastorali, alla divinità e alla superstizione. Non bisogna stupirsi, quindi, se si trovano rappresentazioni di santi ma anche draghi, serpenti, il ferro di cavallo. Le botteghe orafe sono ricche di oggetti creati proprio per le esigenze del costume muliebre e sono la testimonianza di una tradizione antica che riproduce fedelmente, rielabora e crea gioielli raffinatissimi. Percorrendo le strade del centro storico, infatti, è inevitabile essere attratti dalle vetrine degli orafi che espongono con orgoglio le loro creazioni, realizzate con i vecchi modelli in piombo usati dagli antenati, oggi rielaborati in un’ottica più moderna dai giovani artigiani che hanno scelto di seguire le orme di nonni e genitori.

 

Il giustacuore, ju cummudene, è di colore scuro e diviso dalla gonna. Ha larghe maniche pieghettate che partono sulla spalla e nei polsi i quali sono impreziositi da nastri. Per la sua struttura, il corpetto poneva il seno in una posizione centrale enfatizzato ancora di più preziosi bottoni d’argento. Il collo era guarnito di merletto arricciato, guarnizione della sottoveste.

Sulla gonna si appoggiava un grembiale, detto mantera, tinto o nelle tonalità del rosso o dell’azzurro.

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La parte più originale è senza dubbio il copricapo, detto cappellitte, ossia il piccolo cappello. E’ una specie di turbante dall’utilità solo decorativa.

I tre pezzi che lo costituiscono si sistemavano intono alla crocchia, costituita dalle trecce, cordoni di lana in cui le donne erano solite intrecciare i propri capelli. Le trecce di solito erano in coordinato con il colore della mantera.

Con un abito così austero non stupisce che le donne, soprattutto le più giovani, cercassero, con accorgimenti vari e costosi ma comunque di cultura autoctona, di arricchire le diverse componenti del loro abbigliamento, per superare in eleganza le amiche e le... concorrenti dando vita così a un artigianato che ancora oggi stupisce.

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Altrettanto preziosi sono i ricami frutto di

una sapiente maestria nella lavorazione del

tombolo. Quest’arte giunse a Scanno dai

centri vicini come Pescocostanzo, o più

lontani come quelli veneti. Gradualmente si

radicò, arrivando a caratterizzare la cultura femminile del luogo. Ancora oggi, passeggiando per le stradine del centro storico si possono ammirare, nelle vetrine di alcune botteghe, pizzi e merletti. Secondo alcuni studiosi di tradizioni locali la produzione di merletti ha inizio verso la metà dell’800 quando “ju cummudine”, il corpetto dell’abito locale, si arricchisce della “scolla”, un merletto cucito appunto intorno alla scollatura; ancora una volta è la vanità femminile ad aver dato un impulso a quella che oggi è una vera e propria arte.

                                               

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                                                      Le grandi doti artistiche degli scannesi le ritroviamo anche nella                                                                   tradizione gastronomica, proprio qui infatti vengono prodotti il rinomato                                                       Pan dell’Orso e gli squisiti mostaccioli a base di crema di mandorle con                                                        ripieno di cioccolata, ma anche deliziosi formaggi, vincitori di ambiti                                                               premi, e salumi artigianali ricchi di gusto e profumi.

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